Come già riportato nel precedente articolo dell’1 Settembre, il rientro al lavoro dopo le vacanze non è mai semplice. Le email accumulate, le riunioni da programmare, i progetti in sospeso possono sembrare montagne insormontabili. Per molti, questa fase porta con sé una sensazione di oppressione, nervosismo e talvolta ansia vera e propria.
Non si tratta solo di “pigrizia” o “mancanza di voglia”. È un fenomeno psicologico che ha radici profonde: il nostro corpo e la nostra mente faticano a passare dal relax al ritmo intenso.
Cerchiamo di riconoscere l’ansia da rientro e quali strategie pratiche, basate sulla psicologia cognitivo-comportamentale (CBT), possono aiutarti a gestirla.
Perché il rientro al lavoro genera ansia?
Un brusco cambiamento di contesto
Durante le ferie i ritmi sono lenti: dormiamo di più, ci concediamo pause, scegliamo le attività da fare. Tornare al lavoro significa ritrovarsi di nuovo immersi in scadenze e responsabilità.
Le aspettative personali
Molti si impongono di rientrare “alla grande”, con la produttività al massimo fin dal primo giorno. Queste aspettative irrealistiche alimentano la pressione interna.
La paura di non essere all’altezza
I pensieri automatici negativi possono diventare invadenti:
- “Non riuscirò mai a smaltire tutto.”
- “Sarò criticato perché non sono aggiornato.”
- “Non ho le energie per affrontare quest’anno.”
I segnali dell’ansia da rientro
È importante distinguere la normale stanchezza dal vero e proprio stato ansioso. Alcuni sintomi tipici dell’ansia sono:
- tachicardia, tensioni muscolari, mal di testa,
- difficoltà di concentrazione,
- insonnia o risvegli frequenti,
- irritabilità e nervosismo,
- senso di “vuoto allo stomaco” o preoccupazione costante.
Le conseguenze se ignoriamo l’ansia da rientro
- Produttività ridotta: con l’ansia siamo meno performanti, più ci preoccupiamo, meno riusciamo a lavorare.
- Conflitti relazionali: l’irritabilità porta a litigi con colleghi e familiari.
- Peggioramento del benessere: l’ansia cronica abbassa le difese immunitarie e aumenta il rischio di disturbi fisici.
Strategie pratiche per gestirla
1. Accetta la transizione
Ricorda: non sei un computer. È normale avere bisogno di tempo per rientrare nei ritmi. Non giudicarti se all’inizio sei più lento.
2. Usa tecniche di grounding e respirazione
Quando l’ansia cresce, riporta l’attenzione al presente.
- Inspira profondamente contando fino a 4,
- trattieni il respiro per 2 secondi,
- espira lentamente contando fino a 6.
Ripeti per 2–3 minuti.
3. Organizza per priorità
Non cercare di smaltire tutto subito.
- Identifica 3 compiti importanti al giorno.
- Suddividi i progetti grandi in passi piccoli.
- Inizia con un compito semplice per generare slancio.
4. Pianifica pause rigenerative
Il cervello non lavora bene per 8 ore di fila.
- Fai una pausa breve ogni 90 minuti.
- Alzati, cammina, bevi acqua, respira.
- Evita di riempire le pause con i social, che spesso aumentano lo stress.
5. Ristruttura i pensieri catastrofici
Scrivi i pensieri negativi e sostituiscili con alternative realistiche.
- “Non ce la farò mai” → “Posso farcela, con un passo alla volta.”
- “Sarò sommerso dalle email” → “Posso rispondere alle più urgenti e rimandare le altre.”
In conclusione
L’ansia da rientro è comune e non significa che tu non sia capace. Con gli strumenti giusti puoi gestirla e trasformarla in un’occasione per imparare a prenderti cura del tuo equilibrio psicologico. Se l’ansia lavorativa limita la tua serenità, possiamo lavorare insieme con tecniche concrete ed efficaci.